Tecnologia dell’infornazione

O’ fierr fa o’ mastr” è antico proverbio meridionale, vuol dire che quando un artigiano ha degli strumenti adeguati può realizzare delle ottime opere. E questo può valere per falegnami come per chirurghi, per artisti come per cuochi. Partiamo da qui per raccontare il food moderno in ottica BTO, ovvero tenendo insieme l’arte e la creatività degli chef alla tecnica di realizzazione, di innovazione e, ovviamente, di comunicazione. E dunque con il cibo che diventa motivazione al viaggio.

Mettiamo dunque insieme due culture: scienza e arte.  Come ci ha insegnato Leonardo Sinisgalli, un ingegnere-poeta del profondo sud che da un lato vinceva i Littoriali di poesia e dall’altro diventava capo della pubblicità della Olivetti, che fondò riviste per Pirelli e Finmeccanica negli anni del miracolo italiano e che guidò poeti e scrittori a occuparsi di scienza e macchine, e accompagna architetti e ingegneri a scavare nell’anima delle tradizioni, dei territori, dell’arte e della letteratura. La rivista più importante si chiamava “Civiltà delle Macchine”, e su di essa fece discutere Ungaretti, Gadda, Dorfles, Maldonado e tanti altri proprio di uomo e macchina, di innovazione e tradizione, di arte e tecnica. Dunque pienamente nell’antico dibattito della supremazia della macchina all’uomo o viceversa. E non solo, qualche anno dopo fondò per una grande casa di mobili italiani la rivista di design “La botte e il violino”, attribuendo all’artigiano il ruolo di depositario assoluto della sintesi tra creatività e tecnica italiana.

Un po’ quello che avviene oggi nel dibattito sul digitale, sui social e su altre “diavolerie” definite così ancora da tanti. Noi vogliamo davvero capire se una buona opera dell’uomo sia frutto di buone macchine o se è l’uomo che crea le macchine a seconda della sua necessità. E vogliamo capire se, attraverso le tecnologie, tutti possono fare gli chef o se (la domanda in Italia è più retorica che altrove) ci vuole una marcia in più, quella dell’arte e della creatività.

Insomma, vogliamo capire se è davvero “O’ fierr che fa’ ‘o mastr” o se è “O mastr che fa’ ‘o fierr”.

 
E per farlo mettiamo insieme tre protagonisti che rappresentano appunto le “due culture”, ovvero scienza e creatività, che vogliamo “amalgamare”.

Da un lato

Francesco Tapinassi ci illustra come anche il cibo abbia bisogno oggi di una “macchina” indispensabile, che serva a raccontarsi bene ma anche a conoscere la propria reputazione in un mondo in cui puoi essere anche un genio ma, se nessuno te lo riconosce, rimanere anonimo. E, per rimanere agli insegnamenti di Sinisgalli, se non conosci la macchina, non potrai mai governarla. Non potrai mai farne un ritratto. Tapinassi ci accompagna in un approccio più scientifico allo studio dei social media, ancorando le analisi a indicatori concreti e preziosi ai fini dell’orientamento in un mondo in cui tutti pensano di saperne già abbastanza.

Dall’altro abbiamo i rappresentanti della creatività gastronomica.

Federico Valicenti si definisce un “cibosofo” della cucina del sud. Nel Parco Nazionale del Pollino, tra Basilicata e Calabria, il suo ristorante è difficile da raggiungere e quindi la sua cucina deve saperla raccontare. A Masterchef era un cattivo giudice e chi lo conosce può confermare che, come si dice dalle sue parti, “non è doce di sale!”. La sua assistente in cucina è la storia. A noi serve la sua creatività perché è stato uno dei principali interpreti di una cucina che resta ancorata alla tradizione ma si evolve, supera i vecchi luoghi comuni e si presenta in maniera moderna. “Fave e cicoria” e “peparuol crusk” oggi al sud parlano inglese. Prego: “Favourite”!

E poi

Carlo Vischi, è uno dei principali esperti di food&travel. La sua evoluzione identitaria è proprio la perfetta sintesi tra le due culture che qui vogliamo amalgamare. Cuoco che si dedica al digitale per raccontare e diffondere conoscenza, raccontando i territori e le loro peculiarità, le loro qualità e le loro. Carlo Vischi lavora da anni concretamente a questa sintesi, coi suoi progetti in cui si incontrano gli stellati e i social network, e in cui la “risignificazione digitale” dell’identità di un luogo della tradizione gastronomica viene ripensata in ottica futura senza mai tradire la propria storia.

Un forno è questo. E’ la macchina in cui mettiamo ad incubare i nostri elementi da amalgamare, le nostre culture da fondere.

Introduce e modera:
Gianni Lacorazza
Responsabile Comunicazione APT Basilicata

Interventi:
Francesco Tapinassi
Cultore della materia per legislazione turistica
Federico Valicenti
Archeo Chef, Filosofo dei sapori
Carlo Vischi
Direttore Collana TrentaGourmet di Trenta Editore
Linda Celenza
Responsabile social media e comunicazione Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo – Genova

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