I dati dello studio Unioncamere-Isnart diffusi agli inizi di marzo parlano chiaro: il “gusto” made in Italy ha venduto il 66% in più in 5 anni. Su 73 miliardi spesi nel 2013 per le vacanze nel nostro Paese, un terzo sono stati utilizzati per mangiare in ristoranti, pizzerie o bar o per acquistare le nostre tipicità. Gli acquisti di prodotti agroalimentari da parte dei turisti italiani e stranieri sono l’unica voce di spesa che ha registrato un incremento straordinario: 11,7 miliardi di euro nel 2013, +65,9% in più rispetto al 2008 e +14,1% rispetto al 2012.
Nello stesso studio si sottolinea chi sono i turisti più ‘spendaccioni’, includendo nel calcolo anche i costi sostenuti per l’alloggio. I primi in classifica sono i russi (149,48 euro pro-capite a fronte di una media di 102,33 euro) seguiti dai Giapponesi (122 euro), dagli Spagnoli (111,17 euro), dai Britannici (105,14 euro), dai Tedeschi (104,42 euro) e dagli Statunitensi (102,34 euro). Sotto la media, invece, Francesi (98,33 euro), Svizzeri (96,57 euro), Austriaci (95,48 euro) e infine Olandesi (83,54 euro).